Amor dammi quel fazzolettino
Barcarolo romano
Calabrisella
Ciuri, ciuri
Come porti i capelli bella bionda
Funiculì funiculà
J'Abbruzze
La canzone del Piave
La mi porti un bacione a Firenze
Reginella campagnola
L'è ben ver che mi slontani
Mamma dammi cento lire
Maremma amara
'Na gita a li Castelli
Nustalgia de Milan
O mia bela Madunina
'O sole mio
'O surdato 'nnamurato
Quel mazzolin di fiori
Piemontesina bella
Reginella
Romagna mia
Roma nun fa' la stupida stasera
Santa Lucia luntana
Sciur padrum da li beli braghi bianchi
Sul ponte di Bassano
Torna a Surriento
Tu vuò fa l'americano
Vitti na crozza
Vola Vola Vola
Amor dammi quel fazzolettino
Amor dammi quel fazzolettino è un canto popolare italiano, composto da un autore anonimo prima del XIX secolo. Il testo è stato evidentemente modificato nel tempo, visto che si nomina il ferro a vapore, la cui nascita risale al 1926 a New York.
Barcarolo romano (Lazio)
Barcarolo romano, testo e musica scritto da Romolo Balzani (Roma, 4 aprile 1892 - Roma, 24 aprile 1962) cantautore e attore italiano.
Nelle sue canzoni ha incarnato la romanità più genuina. Fu artista estremamente poliedrico: attore, arrangiatore, cantante, ebbe un grandissimo successo. Riempì i teatri della capitale e quelli di tutta Italia.
Calabrisella (Calabria)
Calabrisella una canzone popolare calabrese, di autore anonimo, probabilmente la più famosa del panorama musicale tradizionale della Calabria.
Nel tempo la canzone ha subito varie modifiche: ne esistono diverse versioni.
Esistono anche sostanziali differenze di pronuncia legate alla diversità dei vari dialetti di Calabria.
Ciuri, ciuri
Çiuri, çiuri è una delle canzoni popolari siciliane più famose, assieme a Vitti 'na crozza. L'autore dei testi è sconosciuto, mentre la musica fu scritta da Francesco Paolo Frontini nel 1883. Il titolo vuol dire "Fiori, fiori" in italiano; a seconda dei dialetti, la parola "çiuri" può diventare anche "sciuri".
Come porti i capelli bella bionda
In realtà è un pezzo presente già nella raccolte di canti della montagna del primo dopoguerra. Gabrielli, nel suo "Canzoni della montagna", dice che si tratta di una canzone militare. Il canto è pubblicato anche in alcuni canzonieri della montagna.
La canzone viene riportata in auge - parodiata - negli anni Settanta dai cabarettisti Cochi e Renato nel corso di una trasmissione televisiva.
Funiculì funiculà
Funiculì funiculà è una celebre canzone napoletana scritta nel 1880 dal giornalista Giuseppe Turco e musicata da Luigi Denza. Il testo fu ispirato dall'inaugurazione della prima funicolare del Vesuvio, costruita nel 1879, per raggiungere la cima del Vesuvio.
La canzone, eseguita alla festa di Piedigrotta, descrive quindi ai napoletani e soprattutto ai turisti i vantaggi offerti dal nuovo mezzo di trasporto, che permette di salire senza fatica, ammirando il panorama.
In breve tempo la melodia divenne celebre in tutto il mondo.
J'Abbruzze
Abruzzo, terra di grandi montagne, come il Gran Sasso e la Maiella, ma anche di splendide campagne che degradano verso il mare. La dolcezzadi questa terra è raccontata in questo bellissimo canto di Carlo Perrone, che per la popolarità della sua melodia è entrato a pieno titolo nei canti popolari di montagna.
Presentato alla "Maggiolata" del 1948, è divenuto molto popolare per la sua piacevole ed orecchiabile linea melodica, oltre che per i pregi poetici.
La canzone del Piave
La canzone del Piave, conosciuta anche come La leggenda del Piave, è una delle più celebri canzoni patriottiche italiane. Il brano fu scritto nel 1918 dal maestro Ermete Giovanni Gaeta (noto con lo pseudonimo di E.A. Mario).
L'inno contribuì a ridare morale alle truppe italiane durante la prima Guerra mondiale, al punto che il generale Armando Diaz inviò un telegramma all'autore per dirgli: "La vostra leggenda del Piave al fronte è più di un generale!"
La mi porti un bacione a Firenze
La mi porti un bacione a Firenze scritta da Odardo Spadaro nel 1938 è ispirata alla nostalgia di un emigrante che rimpiange la sua terra e la sua Firenze. Ebbe immediatamente grande successo ed è stata cantata da moltissimi interpreti, entrando di diritto nella Storia delle canzoni italiane popolari.
Reginella campagnola
L'autore molisano Di Lazzaro scelse come eroina della sua canzone una contadina dell'Abruzzo che scendeva in città con il suo asinello e che tornando dalle amiche al paese cantava: "Se vuoi vivere felice vieni a vivere quassù". Il brano è adatto al suono della fisarmonica e infatti è diventato un classico dei balli popolari in campagna. Questo è uno dei brani che ha riscosso maggiore successo negli Stati Uniti.
L'è ben ver che mi slontani
Ben poche notizie si sanno di questo bellissimo canto popolare certamente nato, come tanti altri di questo genere, nel periodo delle grandi guerre e forse anche prima. Il tema è sempre quello della tragedia dell'addio e l'incertezza del ritorno dalla guerra. Questi canti sembravano un ricordo di un tempo lontano, ma la triste realtà rende quanto mai attuale il sentimento di precarietà di ogni partenza per il fronte, ugualmente oggi come tanti anni fa.
Mamma dammi cento lire
Conosciutissima e diffusissima in tutta l'Italia settentrionale. "Mamma mia dammi cento lire" si riferisce alle migrazioni dei contadini settentrionali verso l'America meridionale assai più che verso quella settentrionale (che attrasse successivamente, la migrazione meridionale), nella seconda metà del secolo scorso.
Maremma amara
La canzone risale ai primi decenni dell'Ottocento, quando si cominciò a progettare la bonifica della Maremma, allora paludosa e malsana.
L'autore del testo è sconosciuto, così come non è noto il creatore del modulo musicale che risale, probabilmente, ad un'epoca ancora più antica.
'Na gita a li Castelli
'Na gita a li Castelli, meglio nota come Nannì, è una famosa canzone romanesca scritta da Franco Silvestri nel 1926. Il brano è stato eseguito da numerosi artisti, tra gli altri: Ettore Petrolini, Anna Magnani, Claudio Villa, Gabriella Ferri.
La canzone è divenuta in breve l'"inno" dei Castelli Romani ed è diffusissima in tutti i comuni castellani.
Con la denominazione di Castelli Romani si indica un insieme di paesi o cittadine dei Colli Albani posti a breve distanza da Roma. La denominazione risale al XIV secolo quando molti abitanti di Roma si rifugiarono nei castelli delle famiglie feudali romane.
Nustalgia de Milan
Nustalgia de Milan è una canzone in dialetto milanese di Giovanni D'Anzi scritta e composta intorno al 1939, e pubblicata nel 1940.
è uno dei brani in dialetto milanese più noti tra i milanesi costretti a rimanere lontano dalla loro città. La canzone divenne popolare in particolare durante la seconda guerra mondiale. Alberto Rabagliati la fece entrare nel suo repertorio e la cantò a Brindisi ad un contingente di soldati pronti a partire per la guerra.
O mia bela Madunina
O mia bela Madunina è una canzone composta in parole e musica da Giovanni D'Anzi nel 1934. La Madonnina è la statua d'oro posta in cima al Duomo di Milano. Con il tempo questa canzone è diventata il simbolo del capoluogo lombardo.
A Giovanni D'Anzi, pianista e cantante, veniva spesso richiesto di suonare canzoni della tradizione napoletana. In una notte d'ottobre, compose questa canzone, che ha anche toni ironici, in un milanese a tratti un po' approssimativo.
'O sole mio
'O Sole mio è una canzone in lingua napoletana pubblicata nel 1898 e conosciuta in tutto il mondo. è stata incisa da cantanti di tutte le lingue.
Giovanni Capurro, giornalista e redattore delle pagine culturali del quotidiano Roma di Napoli, nel 1898 scrisse i versi della canzone e affidò la composizione musicale a Eduardo Di Capua. In quel tempo Di Capua si trovava a Odessa, in Ucraina, con suo padre, violinista in un'orchestra. La musica sembra sia stata ispirata da una splendida alba sul mar Nero.
è una delle canzoni più famose di tutti i tempi, ma non fruttò molto ai suoi due autori che morirono in povertà.
'O surdato 'nnammurato
'O surdato 'nnammurato è una delle più famose canzoni in lingua napoletana, scritta dal poeta Aniello Califano.
Il testo fu musicato da Enrico Cannio nel 1915. La canzone descrive la tristezza di un soldato che combatte al fronte durante la Prima guerra mondiale e che soffre per la lontananza dalla donna di cui è innamorato. Molto famosa è l'interpretazione di Anna Magnani, nel film La sciantosa. Tra gli interpreti contemporanei di questa canzone sono da segnalare Massimo Ranieri.
Quel mazzolin di fiori
Quel mazzolin di fiori è un canto popolare italiano, composto da un autore anonimo nel 1904. Il testo, parzialmente in lombardo ed in italiano, è composto da sei quartine. Questa canzone, nonostante non avesse alcuna relazione con la guerra, fu la più cantata dagli alpini durante la prima guerra mondiale e da allora divenne famosa in tutt'Italia.
Piemontesina bella
Una notissima canzone popolare d'amore è "Piemontesina Bella". In realtà non è una canzone in piemontese, ma è ugualmente un simbolo della tradizione popolare del Piemonte.
La canzone narra la vicenda di un giovane studente che deve partire da Torino dopo aver terminato gli studi. Oltre a lasciare la città di Torino deve anche lasciare la sua "bella piemontesina" di cui si è innamorato.
E' un valzer un po' malinconico, che si balla e si canta nelle sagre e nelle feste popolari, ma che è anche la canzone-simbolo di tanti piemontesi che sono emigrati e che hanno nostalgia del loro Piemonte, dei loro affetti, dalla loro terra e della loro città.
Reginella
Reginella è una delle canzoni napoletane più famose di tutti i tempi.
Pubblicata dalla Casa editrice musicale La Canzonetta, è stata scritta nel 1917 da Libero Bovio (tra l'altro autore di moltissime altre canzoni napoletane di successo.
Lui ha rivisto il suo vecchio amore due giorni prima in via Toledo: lei era vestita con abiti scollati, portava un cappello con nastri e rose, era in compagnia di alcune sciantose e parlava francese.
Ricorda di quando stavano insieme, di quando il cardellino cantava insieme a lei: "Reginella vuole bene al suo re".
Ma ora lui invita il cardellino a scappare dalla gabbia che ha volutamente aperto, a volare via come se n'è volata la sua Reginella.
Romagna mia
Romagna mia è una canzone italiana scritta da Secondo Casadei, e incisa a Milano, nel 1954. Il ritmo è quello del valzer, e il testo narra della nostalgia di un uomo per la sua terra d'origine, la Romagna. Divenuto per la Romagna un 'inno nazionale', nel tempo ne sono state vendute oltre 4 milioni di copie. In seguito acquisisce grande popolarità anche in Italia e nel mondo. è cantata ed incisa da grandi interpreti.
Roma nun fa' la stupida stasera
Nel 1962 Trovajoli, che in precedenza aveva collaborato ad alcuni spettacoli di rivista, venne chiamato a comporre la musica per un film che si doveva chiamare Rugantino, ma che non venne realizzato. Il copione venne invece ripreso da Garinei e Giovannini, che lo utilizzarono per realizzare la famosa commedia musicale omonima, che ebbe un enorme successo. La più suggestiva ed orecchiabile canzone di Rugantino, Roma, nun fa' la stupida stasera, divenne il suo best-seller mondiale.
Santa Lucia luntana
Il borgo di Santa Lucia era l'ultimo scorcio d'Italia che gli emigranti in partenza dal porto di Napoli riuscivano a scorgere dai bastimenti in rotta verso le Americhe.
La struggente "Santa Lucia luntana" ebbe subito un successo enorme, ovviamente anche oltre oceano.
In Italia la canzone fece da colonna sonora al documentario "Napoli che canta" girato nel 1926 da Roberto Roberti (1879-1959) che era all'apparenza la storia della canzone partenopea, ma in realtà, con le immagini strazianti nella sequenza finale dove una donna con un bambino in braccio guarda dalla spiaggia una nave che si allontana, diventa la denuncia della miseria nell'Italia dell'epoca.
Sciur padrun da li beli braghi bianchi
Sciur padrun da li beli braghi bianchi è un canto popolare originario del Nord Italia (Piemonte e Lombardia) e composto da un autore anonimo tra il XIX e il XX secolo. è tra le più famose canzoni intonate durante il lavoro nelle risaie dalle mondinedel Novarese e del Vercellese, che iniziavano a intonarlo a partire dalla seconda metà del mese di lavoro quando si avvicinava la riscossione dello stipendio.
Sul ponte di Bassano
"Sul Ponte di Bassano", una canzone scritta nel 1916 e di cui non si conosce l'autore.
Più tardi, nell'ottobre del 1948, finita la Seconda Guerra Mondiale, qualcuno fece onore alla frase "Sul Ponte di Bassano noi ci darem la mano". Il Ponte di legno, o Ponte degli Alpini distrutto nel 1945 durante la ritirata dei tedeschi, fu poi ristrutturato per il merito del colonnello degli alpini Bruno Solagna. Egli, temperamento vivissimo, cocciuto nelle idee e deciso nelle azioni, si presentava negli uffici ministeriali con fotografie e progetti di restauro e diceva: "Bisogna rifare il Ponte di Bassano".
Torna a Surriento
Torna a Surriento è una canzone napoletana, composta nel 1902 da Ernesto De Curtis su parole del fratello Giambattista. La canzone fu ufficialmente pubblicata con diritti d'autore nel 1905 e da quel momento divenne molto popolare, e fino ad oggi è stata eseguita da innumerevoli cantanti italiani e stranieri.
Tu vuò fa l'americano
Tu vuo' fa' l'americano è una canzone napoletana di Renato Carosone.
La canzone fu scritta nel 1956 da Carosone per la parte musicale e da Nisa per il testo. Il compositore combinò musica swing e jazz al pianoforte, realizzando un boogie woogie in un solo quarto d'ora dopo aver letto il testo di Salerno. Carosone fu immediatamente sicuro che il brano avrebbe ottenuto un grande successo, e infatti, una volta pubblicata dalla casa discografica raggiunse il successo internazionale ed è tuttora la canzone più nota del cantautore.
Vitti na crozza
Vitti 'na crozza è una famosa canzone popolare siciliana su testo di autore sconosciuto, musicata dal compositore Franco Li Causi.
Su un testo popolare di autore e data anonimi, Franco Li Causi compose un testo musicale
incisa nel 1951. Negli anni 1970 si adattò il canto a toni più spensierati, nel solco del clima dei gruppi folkloristici, e adattato a ballata popolare.
Vola Vola Vola
La bellissima canzone abruzzese fu composta dall'ortonese Luigi Dommarco negli anni '20 del Novecento.
Per capire il significato di questa canzone tipica abruzzese occorre considerare che "Vola, vola, vola" nella tradizione popolare era un gioco semplice e divertente che i ragazzi e le ragazze di un tempo facevano accovacciandosi attorno a un compagno che era stato scelto come Capogioco. Tutti i partecipanti appoggiavano l'indice sul suo ginocchio aspettando che lui dicesse "Vola, vola, vola" seguito dal nome di un animale. Se l'animale nominato era un volatile tutti dovevano alzare il dito, viceversa dovevano rimanere fermi. Ad esempio, pagava un pegno chi, per errore, faceva volare un asino e non un falco.