Alla scoperta delle tradizioni valdostane

Se vuoi conoscere qualcosa di più sulla Valle d’Aosta prova a fare un giro per le valli. Scoprirai che oltre alle montagne che ricoprono ogni angolo di questa terra sono molti gli aspetti che accomunano paesi e villaggi.

Le lingue

Un primo forte legame con la tradizione è dato dalla lingua. La lingua valdostana, chiamata comunemente “patois (patuà) franco-provenzale”, come l’Occitano, parlato nelle valli alpine meridionali, ha una certa somiglianza co n il francese. Si è formata dalla fusione tra il latino e le lingue delle popolazioni locali; nel corso dei secoli ha subito numerose trasformazioni che hanno dato vita a cinque tipi di patois che vengono identificati in base alle valli in cui vengono parlati.
Nei centri più frequentati oggi tutti parlano l’italiano e il francese, ma il patois è stato per secoli la lingua attraverso la quale i Valdostani si sono tramandati poesie, racconti, proverbi, modi di dire della tradizione popolare.
Nelle valli del Monte Rosa, di Gressoney e d’Ayas, la lingua era più simile al tedesco che al francese, per l’influenza della cultura dei Walser. Questo patois si è ben conservato nella Valle di Gressoney, mentre si è perso in Val d’Ayas; ne resta il ricordo nel nome dei luoghi, e il territorio dell’alta valle viene chiamato ancora oggi “canton des Allemand”, la terra dei Tedeschi.
Il Monte Rosa: il nome “Rosa” non si riferisce al colore che assume il massiccio al crepuscolo o all’alba, bensì al termine che nella lingua dei Walser significa “roccia, superficie coperta da ghiaccio”.
La Chiesa parrocchiale di Issime ha la facciata completamente ricoperta da affreschi.
Il fienile tipico della Val d’Ayas, detto rascard. I dischi di pietra su cui appoggia l’edificio servivano a tener lontani i topi.

I costumi popolari

Come la lingua, anche i costumi popolari hanno una grande importanza nella tradizione valdostana. Ogni valle ha il suo costume e quelli femminili sono particolarmente belli, arricchiti da cuffie, nastri, giacchini e grembiuli ricamati. Essi vengono indossati in occasione delle feste e in particolare per il Carnevale. A questo proposito non dimenticare di andare ad Allein, nella Valle del Gran San Bernardo, dove il Carnevale è una vera festa di colori e di fantasia. Scoprirai così le feluche, cappelli ricoperti di fiori e nastri che ricordano l’epoca napoleonica, o le “code di cavallo”, intrecci di nastri e altri materiali, con cui si “spolverano” le ragazze per corteggiarle.
Ragazze in costume tradizionale.
Tipiche calzature tradizionali.

L’artigianato

Girando per le valli avrai occasione di scoprire anche attività che nelle nostre città sono quasi del tutto scomparse: la lavorazione del legno per produrre oggetti di uso domestico come i mobili, i giocattoli, finemente decorati con figure di fiori, animali o motivi geometrici, ma anche i tradizionali sabots, gli zoccoli chiusi interamente di legno; oppure la lavorazione del ferro battuto, che produce oggetti per la casa, ma anche i tipici campanacci per il bestiame, o le campanelle da appendere sopra alla porta d’ingresso. Nelle case di Cogne incontrerai donne che tramandano l’antica arte del pizzo e della tessitura della canapa e del lino, fatta ancora su vecchi telai a mano.
Bancarelle dell’artigianato valdostano.