Aquileia, città romana

Lungo la statale 352 da Grado a Cervignano, sul tracciato dell’antica Via Iulia Augusta, incontri Aquileia, il massimo centro archeologico del Friuli Venezia Giulia.
La visita in città inizia dal Porto sul fiume Natissa (oggi un piccolo canale) del I secolo d.C. lungo la cosiddetta Via Sacra, costeggiata da cipressi. Dell’antico porto rimangono lunghe banchine lastricate per l’attracco delle imbarcazioni, tracce dei magazzini e tratti delle mura di protezione del III secolo d.C.
Alle spalle del porto, all’incrocio tra la Via Ge – mina (asse prin – cipale della città antica da Est a Ovest) e la Via Iulia Augusta (asse principale da Nord a Sud), sorge il Foro Romano, del quale sono state ripristinate alcune colonne. Era il cuore della città, la piazza su cui si affacciava la Basilica, sede del tribunale, degli organi di governo e luogo d’incontro di uomini importanti e mercanti. A Nord-Ovest del foro si estendeva il Circo, una costruzione aperta, ovale, destinata alle corse dei cocchi e altre gare sportive.
Proseguendo lungo la Via Iulia, all’incrocio con Via XXIV Maggio, si trova il Grande Mausoleo, un imponente monumento funebre alto 17 metri, ricco di elementi decorativi come due belle statue di leoni, un tritone (antica divinità metà uomo, metà pesce) e la statua senza testa dell’uomo che fece erigere la tomba. Dal Mausoleo, lungo Via Stazione, raggiungi il Fondo Cossar, dove sono visibili fondazioni di ricche case romane, dai bei pavimenti a mosaico, molti dei quali esposti al Museo Archeologico.
I resti delle case.
I resti del Foro Romano.
Ruderi del porto fluviale.
Il Grande Mausoleo di epoca romana.
Pavimento del Fondo Cossar.

La Basilica patriarcale

Prosegui lungo Via Iulia Augusta, svolta a sinistra in Via del Patriarca Popone e raggiungi la Basilica patriarcale. In seguito all’editto dell’Imperatore Costantino, che nel 313 d.C. concesse ai Cristiani la libertà di professare la propria religione, il vescovo Teodoro, sui resti di una villa romana, avviò la costruzione di tre basiliche unite, disposte a U attorno a un battistero. I due edifici paralleli (o aule), collegate da un pavimento in frammenti di cotto, furono completamente ricoperte di mosaici, con lo scopo di trasmettere gli insegnamenti della religione cristiana, attraverso simboli e figure.
Nel corso dei secoli l’edificio subì molte modifiche e persino distruzioni; sono del 1348 gli ultimi interventi sulla Basilica, poi abbellita e decorata nel Quattrocento.
L’aula Nord, o catecumeneo, accoglieva coloro che stavano per convertirsi al Cristianesimo; quella Sud era invece riservata ai fedeli che avevano ricevuto il battesimo e la cresima. Ospita un affresco con la raffigurazione del giardino del paradiso e un enorme mo sai co pavimen ta le del IV secolo composto di nove scene, con decorazioni diverse: ritratti dei donatori, rappresentazioni delle stagioni, figure di animali, scene simboliche del Cri stia ne simo come la vittoria del bene sul male. Notevoli sono le tre scene della storia di Giona (ingoiato da un mostro marino e rigettato dopo tre giorni).
Particolare del mosaico il mare popolato da pesci.
L’esterno della Basilica con il portico.
L’interno della Basilica.
Particolare del mosaico lotta tra il gallo e la tartaruga che simboleggia la lotta tra luce e tenebre.

Il Museo Archeologico Nazionale

Imbocca Via dei Patriarchi; all’incrocio con Via Iulia Augusta, prosegui dritto in Via Roma, dove ha sede il Museo Archeologico Nazionale, che custodisce numerosi reperti dal II secolo a.C. al IV secolo d.C.
L’esposizione è su tre piani; nel doppio porticato esterno, l’orto lapidario, sono esposti vari elementi architettonici reperiti negli scavi della città: colonne, capitelli, bassorilievi e splendidi mosaici.
Al piano terreno, dedicato alla scultura, sono esposte opere provenienti da luoghi di sepoltura: busti, ritratti e statue.
Ai piani superiori sono documentati la storia e lo sviluppo nella realizzazione di oggetti quotidiani (anfore, oggetti domestici, gioielli, monete, vasi di vetro). Alcuni ambienti sono dedicati ai metalli, alle pietre dure, agli oggetti d’ambra, di cui Aquileia era centro importante di commercio e lavorazione.
Interessante la sala che conserva un’imbarcazione romana a fondo piatto per la navigazione sul fiume, ritrovata nei pressi di Monfalcone.
Ambra lavorata conservata nel Museo Archeologico Nazionale.
All’incrocio con la Via Livia, svolta a destra fino a Via XXIV Maggio.
Sulla destra si estendeva l’Anfiteatro, a pianta circolare con le gradinate per gli spettatori e l’arena per duelli tra gladiatori o lotte tra schiavi e belve feroci.
Sulla sinistra c’è il Sepolcreto, posto fuori dalle mura perché le leggi romane vietavano la sepoltura all’interno dei centri abitati. Gli scavi hanno portato alla luce cinque aree di sepoltura (recinti) di famiglie diverse; i monumenti funebri (le are) sono protetti da un’apposita copertura. L’ara più interessante è a forma di piramide, ornata di sculture di delfini intrecciati al forcone a tre punte di Nettuno, simboli del viaggio del defunto verso l’aldilà; in alto, simbolo del sonno eterno, è la statua del dio Tanato dal volto alato.
Gli oggetti trovati nelle sepolture (corredi funerari) sono custoditi al Museo Archeologico.
A ridosso del Sepolcreto sono in corso gli scavi delle Grandi Terme, edifici pubblici per bagni con annesse palestre, biblioteche e sale di incontro.
La Nereide sul toro del I secolo a.C., è un mosaico straordinario per la composizione di tessere, molto piccole e accostate in modo da creare un effetto pittorico.
I resti dell’imbarcazione ritrovata nei pressi di Monfalcone.

Il Sepolcreto

Una scultura al suo interno del Sepolcreto.
La testa del cosiddetto “vecchio di Aquileia”.
Veduta del Sepolcreto.