Caltanissetta, le terre di zolfo
Ora la zona è diventata una specie di “museo a cielo aperto”, dove si conservano le antiche macchine e gli attrezzi di lavorazione. Si può così osservare “dal vero” e comprendere la vita durissima dei cavatori, cioè i lavoratori delle antiche miniere. Per visitare una delle più grandi miniere abbandonate della provincia, imbocca la Statale 122 dalla parte Ovest di Caltanissetta.
Oltre San Cataldo, in direzione Serradifalco, si trova una deviazione che conduce alla Miniera Bosco. Nel piazzale della miniera puoi notare le entrate delle gallerie (le “discenderie”, al cui interno si “cavava” il minerale) e le baracche in cui veniva fatta la prima lavorazione dello zolfo estratto. In molti punti puoi ancora vedere cumuli di zolfo e ovunque si può sentire il suo tipico odore, aspro e pungente. Nella miniera funzionavano in continuazione grandi fornaci, dette “calcaroni”, dove lo zolfo veniva bruciato per separarlo, una volta divenuto liquido, dalla “ganga”, cioè dai resti solidi di gesso, calcare o terra.