Ferrara, una città verso l’infinito
L’aspetto attuale non è molto differente da quello descritto dal poeta un secolo fa, ma neppure da quello dato alla città dai Signori d’Este, che la governarono dal XIII al XVI secolo rendendola ricca e potente.
La tua visita alla città inizia da Corso Ercole I d’Este dove si trova il cinquecentesco Palazzo dei Diamanti, di fronte alla cui facciata resterai quasi senza parole. È infatti completamente ricoperta da un particolare rivestimento a bugne che consente alla superficie di raccogliere il massimo della luce. L’interno del palazzo ospita la Pinacoteca Nazionale, che documenta la storia della pittura ferrarese dal XIII al XVIII secolo.
Continuando lungo il corso arriverai all’imponente Castello Estense, simbolo della città che, come puoi capire dal nome, apparteneva alla famiglia dei Signori d’Este. Fu costruito nel 1385 come solida fortezza sul luogo dove esisteva un’antica torre di guardia, la Torre dei Leoni. Successivamente ven nero aggiunte altre tre torri, disposte a quadrilatero; tra una torre e l’altra iniziarono poi a essere erette altre parti per realizzare una vera e propria fortezza.
Nel XVI secolo ebbe inizio la trasformazione della severa fortezza in sontuoso palazzo. All’abbellimento del palazzo furono chiamati a collaborare i più grandi maestri del Rinascimento, da Tiziano a Raffaello.
Percorri ora Corso Martiri della Libertà; arriverai in pochi passi in Piazza Trento e Trieste, dove trovi la Cattedrale di San Giorgio… un “puzzle” di stili architettonici, tra i quali predomina, tuttavia, quello gotico. Sofferma la tua attenzione sul portale, impreziosito da sculture religiose.
Dopo la visita alla Cattedrale, immettiti su Via Voltapaletto e quindi su Via Savonarola, lungo la quale spicca la Casa Romei, un pregevole esempio di dimora signorile del Quattrocento.
Poco più avanti, sulla destra, percorri Via Madama e arrivi in Via Scandiana, su cui si staglia, come una muraglia, il Palazzo Schifanoia, costruito in varie fasi nel corso del Quattrocento dai Signori d’Este, appunto, per “schivar la noia” e dedicarsi al riposo e al divertimento. Nel suo Salone dei Mesi è conservato un ciclo di affreschi che rappresenta il capolavoro della pittura quattrocentesca ferrarese.