Gemona, dopo il terremoto

Da Tarcento in direzione Ovest, in pochi chilometri raggiungi la statale 13 che ti porta a Gemona, città-simbolo della rinascita del Friuli dopo il terremoto del 1976. L’itinerario ha inizio da Porta Udine, l’unica rimasta delle sette porte che si aprivano nelle mura della città. È sormontata da un arco con lo stemma della città, su cui compare il Leone di San Marco, simbolo della dominazione veneziana del XV secolo.

La strada che costeggia il muraglione di sostegno del sagrato sbuca di fronte al Duomo di Santa Maria Assunta. La facciata è impreziosita da tre rosoni, da sculture raffiguranti due scene dell’Epifania, da un’imponente statua di San Cristoforo, alta sette metri, sulla parte destra della facciata. All’interno, sul presbiterio un crocifisso ligneo del Quattrocento, irrimediabilmente rovinato, è testimonianza della forza devastatrice del terremoto del 1976.

Sul sagrato del Duomo si apre Via Bini, fiancheggiata da edifici dalle pareti dipinte con motivi floreali e geometrici; Palazzo Elti del XV secolo è sede della Biblioteca e del Mu – seo Civico, che raccoglie opere salvate dal terremoto.

Da Via Bini si stacca la strada che sale al Castello medievale, edificato su strutture romane e longobarde. Le pietre del Castello in rovina vennero utilizzate nel 1502 per costruire il rinascimentale Palazzo Co mu – na le, al termine di Via Bini.

La facciata del Duomo di Gemona.
La statua di San Cristoforo, protettore dei viandanti.