Il Golfo di Orosei, non solo Costa Smeralda…

Impossibile descrivere la Sardegna senza fare riferimento ai quasi duemila chilometri delle sue coste. Hai già conosciuto la bellezza della Costa Smeralda, ma c’è ancora molto da scoprire. Gli itinerari che ti proponiamo sono solo una traccia, il resto lo potrai scoprire di persona e non sarà difficile: in qualsiasi parte dell’isola ti trovi, il litorale non finirà mai di stupirti!
Al centro della costa orientale si apre il Golfo di Orosei che conserva quasi intatta la sua bellezza selvaggia. Si estende per circa 40 chilometri circondato da caratteristiche falesie, cioè pareti alte di roccia bianca a strapiombo sul mare, che racchiudono piccole insenature (dette cale) con spiaggette dalla sabbia color oro, che in molti casi si possono raggiungere solo in barca da Cala Gonone o da Santa Maria Navarrese. Tipiche di questo tratto di costa sono le “codule”. Si tratta di valli profonde di eccezionale interesse paesaggistico, scavate dal millenario scorrere di corsi d’acqua che sfociano in caratteristiche calette spesso dal nome delle gole stesse; la Codula di Luna è forse la più nota. Alla sua imboccatura c’è la celebre spiaggia di Cala Luna, a Sud di Cala Gonone; Cala Sisine e Cala Mariuolo non sono meno celebri. Di grande interesse è la fauna che vive in queste valli, eccezionali rifugi naturali: sulle rupi rocciose nidificano le aquile reali e il grifone, mentre i boschi interni ospitano esemplari di mufloni.
Costa alta e inaccessibile del Golfo di Orosei.
Cala Luna, lunga poco più di 500 metri, è racchiusa fra uno stagno formato dal rio Codula di Luna e un fitto boschetto di coloratissimi oleandri.
Il sentiero che conduce verso Cala Sisine.
Pochi chilometri a Sud di Cala Gonone si trova la Grotta del Bue Marino, con la rinomata spiaggia del Mariuolo. Raggiungibile per mare dal porticciolo di Cala Gonone, e via terra attraverso una strada costruita di recente, la Grotta del Bue Marino è una delle mete preferite dagli escursionisti. Con i suoi 5 chilometri di lunghezza, è una delle più grandi grotte dell’isola, abitata un tempo da numerosi esemplari di foca monaca, un mammifero marino dal ventre biancastro, ormai rarissimo. Secondo gli studiosi in tutto il Mediterraneo ne sopravvivono ormai non più di 500 esemplari… e pare che negli ultimi anni in questi tratti di mare ci sia stato qualche avvistamento!
Scorcio della spiaggia del Mariuolo.
La foca monaca.
Porticciolo di Cala Gonone.
L’apertura frastagliata della Grotta del Bue Marino.

Ecologia e natura

La foca monaca (Monachus monachus) un tempo era presente in grande quantità nelle acque di Sardegna. Quel che sappiamo deriva dalle osservazioni effettuate quando, una volta l’anno, nel periodo di riproduzione e della muta (cambio del pelo), la foca monaca sosta sulla terraferma. Per partorire sceglie spiagge riparate come quella del Bue Marino. L’ostilità dei pescatori e il disturbo creato dalle barche a motore sono fra le cause che hanno ostacolato la vita e la riproduzione delle foche monache, provocando la preoccupante riduzione della specie, a partire dagli anni sessanta del Novecento. Attualmente alcuni ricercatori dell’ICRAM (Istituto Centrale per la Ricerca Scientifica e Tecnologica Applicata al Mare)stanno avviand o progetti per la reintroduzione controllata di questa specie in cale o isole protette.