La Carnia e le sue valli

Tra monti, cascate spumeggianti, boschi fittissimi, pascoli e malghe, nell’estremo Nord-Ovest del Friuli Venezia Giulia si estende la Carnia con le sue sette vallate Terra di confine, la Carnia ha mantenuto intatte nei secoli le parlate
locali (lingue e dialetti) e le antiche tradizioni della montagna.
Le tipiche architetture delle case, l’artigianato artistico, le specialità della cucina sono un grande richiamo turistico, insieme al fascino di una natura incontaminata e selvaggia.
La Cascata Radime di Villa Santina, conosciuta anche con il nome di “Farina del diavolo”.
Il Lago artificiale di Sauris, sulla sinistra della strada fra Ampezzo e Sauris.

Tolmezzo

Nella Valle del Tagliamento, a fondovalle della Carnia, si trova Tolmezzo, il centro principale; è qui che potrai visitare il Museo carnico delle Arti e Tradizioni popolari nel Palazzo Campeis in Piazza Garibaldi.
In una ventina di stanze sono ricostruiti ambienti della vita domestica e del lavoro artigiano prevalentemente del XVIII e XIX secolo: cucine con focolare al centro, circondato da panche, corredi nuziali conservati in cassapanche, botteghe di vecchi mestieri. Una stanza è dedicata a filatura e tessitura, con esposti un telaio, alcuni attrezzi, stoffe e tessuti della storica industria di Linussio, già attiva nel Settecento.
A pochi chilometri, risalendo la Valle del Tagliamento lungo la Statale 52, c’è Villa Santina, un piccolo centro industriale e commerciale, che prosegue la tradizione tessile di Tolmezzo.
Oltre Villa Santina trovi Enemonzo; più avanti, in posizione elevata, sorge Ampezzo, uno dei maggiori centri di villeggiatura della Carnia. Suggestiva è l’atmosfera delle vie del centro, strette fra le case porticate, con lunghi ballatoi fioriti ai piani superiori.
Se sei ad Ampezzo nei giorni di San Giuseppe in marzo, di San Giovanni o di San Pietro e Paolo in giugno, assisterai a una festa folcloristica dalle origini antichissime: il “tir des cidulos” (il lancio dei dischi). I giovani in cerca di moglie, dopo aver acceso un bel falò su un’altura, lanciano nella notte dei dischi di legno arroventati, invocando il nome della ragazza desiderata, con la speranza di ottenere la sua attenzione.
Una veduta di Ampezzo.
Museo Carnico delle Arti e Tradizioni popolari di Tolmezzo.

La Val Lumiei

Da Ampezzo, risalendo le profonde gole scavate dal Lumiei, raggiungi l’ incantevole borgo di Sauris, il più elevato del Friuli. Qui le tradizioni e i costumi rimandano immediatamente alla cultura di origine, che si avverte nella parlata tedesca e nelle architetture tirolesi e carinziane delle abitazioni.
Le case e i rustici (stalla e fienile) sono in pietra solo al piano terra; il piano superiore è interamente in legno, fatto di tronchi squadrati e incastrati; il tetto sporgente ha la copertura di tavolette di legno sovrapposte e fermate con pietre.
Gli edifici sono circondati su tre lati da ballatoi, che nei rustici servono per far seccare il fieno.
Caratteristico è l’antichissimo Carnevale di Sauris, che ha come protagonisti il Rolar, una figura demoniaca che agita continuamente dei campanacci legati in vita, e il Kheirar, il re delle maschere armato di scopa e con il volto coperto da una maschera lignea. I due guidano un corteo di maschere che vanno di casa in casa, dove intrecciano antiche danze al suono della fisarmonica.
Tipiche case di Sauris costruite in legno.

La Valle del Degano e la Val Pesarina

Da Villa Santina, percorrendo la statale 355 verso Nord, entri nel Canale di Gorto dove ha inizio la Valle del Degano, una delle più verdi della Carnia. I boschi della zona erano riserve di legname della Repubblica Serenissima, per la costruzione delle imbarcazioni. Oggi il centro più importante per il commercio del legname è Comeglians.
A Ovest di Comeglians si apre la Valle del Torrente Pesarina con i paesi di Prato Carnico e di Pesariis, un piccolo centro caratteristico per la presenza di case carniche dei secoli XVXVIII.
Nella seicentesca “casa della pesa” ha sede un piccolo Museo della Casa Carnica con oggetti e arredi databili fra il Seicento e l’Ottocento.
Accanto alla “casa della pesa” c’è il Museo dell’Orologeria pesarina, che espone orologi da parete del Seicento, orologi da torre (XVIII-XX secolo), meccanismi e apparecchi che documentano un’originalissima attività artigianale tuttora attiva nella valle, in forma industriale.
Pesariis prende nome proprio dalla pesa, un meccanismo che nel periodo della Serenissima garantiva il controllo del peso delle merci trasportate da e verso il Cadore.
Pesariis, Piazza della Pesa.
Il legname di pino cembro (o cirmolo) è oggi la varietà più richiesta dagli artigiani del legno della Carnia.
Caratteristiche case carniche di Pesariis, alte e strette con tetti coperti da tavole (scandole) di abete.

La Valle del But

Da Tolmezzo la strada statale 52 bis, sul tracciato della Via romana Iulia Augusta, che univa Aquileia al Norico (l’attuale Austria), conduce nella Valle del But.
A Zuglio, insediamento romano fondato nel VI secolo a.C. a controllo della strada e dei confini, il giorno dell’Ascensione presso la Pieve di San Pietro, si tiene una delle cerimonie più antiche del Friuli: il “bacio delle croci”.
Il rituale, di origini probabilmente medievali (VII-VIII secolo), rappresenta un atto di fratellanza e ubbidienza (il bacio) delle chiese di periferia (le croci) alla pieve, la chiesa madre, che fu centro di diffusione del Cristianesimo in Carnia.
In cerchio su un prato davanti alla pieve, tutte le croci “si inchinano” verso la croce di San Pietro, come in un “bacio ” simbolico di omaggio. Al termine della cerimonia, è tradizione pranzare al sacco nei prati.
A Nord di Zuglio c’è Paluzza, rinomata per le piste da sci di fondo.
Timau, nel comune di Paluzza, ha un antico passato minerario: nel suo territorio si trova una sorgente carsica del But, il Fontanon, sopra la quale si aprono le grotte di Timau. Il sistema di cunicoli sotterranei era utilizzato per addentrarsi in miniere di rame argentifero. Per lavorare nei giacimenti minerari, tra il XV e il XVI secolo giunsero famiglie di minatori tedeschi, dalle quali discende buona parte della popolazione, che parla ancora un dialetto d’origine carinziana.
Centinaia di fedeli salgono alla Pieve di San Pietro portando in processione le croci argentee di tutte le vallate carniche, issate su aste e ornate con nastri colorati.
Gli scavi archeologici di Zuglio, l’antica Iulium Carnicum fondata dai Romani nel VI secolo a.C. a controllo della strada e dei confini.
Lo stabilimento termale di Arta, nella Valle del But, nota fin dall’antichità romana per le proprietà curative della fonte di Pudia.

La Valcalda

Appena prima di Paluzza, se svolti sulla sinistra, nel punto d’incontro tra la Valle del But e la Valcalda trovi Sutrio, il paese degli artigiani del legno (i marangons) che da secoli portano avanti questa forma di artigianato artistico, con ricche produzioni di presepi. Esposto tutto l’anno è il Presepe di Teno: i personaggi animati rappresentano usi, costumi e mestieri della gente di Sutrio.
Il primo fine-settimana di settembre, nelle vie del pittoresco borgo, si svolge la manifestazione Magia del legno dedicata agli artigiani e scultori della zona. Si possono ammirare artisti all’opera, conversare con loro, conoscere da vicino un antico mestiere, in un’atmosfera che riporta al passato.
Si possono acquistare mobili in legno intagliati a mano, oggetti per la casa, statue e bassorilievi. Nei cortili e nelle vecchie case si degustano i piatti locali, accompagnati da musica.
Proseguendo in direzione Nord-Ovest, si raggiunge Cercivento, dove merita una sosta la “Fàrie di Checo”, un’antica officina di fabbro del Quattrocento, rimasta attiva fino agli anni sessanta del Novecento e ora divenuta museo.
La fucina è perfettamente funzionante: vi si possono vedere in movimento vecchi attrezzi e macchinari e seguire le fasi della lavorazione del ferro, illustrate da grandi pannelli.
Artigiano del legno al lavoro.

La Val Pontaiba e la Valle del Chiarsò

Spostandosi da Paluzza in direzione Est, si entra nella Valle del Pontaiba. Da Treppo Carnico e Ligosullo, i due centri principali, si può raggiungere la Valle del Chiarsò, la più selvaggia della Carnia, con versanti ripidi interrotti da terrazzi naturali sui quali sorgono piccoli borghi. Paularo, in una bellissima conca sovrastata dalle Dolomiti friulane, è uno dei paesi più antichi; qui, l’ultima domenica di agosto viene organizzata una festa di antica tradizione, I mistîrs, che anima le piazze e le vie con rappresentazioni di vecchi mestieri della montagna, in un’atmosfera accogliente di canti e musiche popolari.
Veduta di Paularo e della sua valle.
La Fàrie di Checo: l’esterno.
La Fàrie di Checo: la fucina con gli strumenti mossi dall’energia dell’acqua.