L'”Oro Rosso” di Navelli

Durante il tuo viaggio in Abruzzo ti raccomandiamo una puntata a Navelli. Nella sua lunga piana si coltiva una pianta preziosa, il Crocus Sativus Linneo, da cui si ricava lo zafferano. I fiori dello zafferano sono formati da sei petali di un tenero colore fra il roseo e il violetto. La raccolta avviene di mattina, prima che le corolle si aprano. Si procede poi alla “sfioratura”, cioè l’apertura dei fiori e l’estrazione degli stimmi. Questi si mettono a seccare su un setaccio vicino a un fuoco ottenuto con legno di mandorlo o di quercia. Perdono così il loro peso: da 600 grammi di stimmi freschi si ricavano solo 100 grammi di stimmi secchi. Infine vengono macinati: dagli stimmi secchi si ottiene lo zafferano, la spezia dall’ottimo aroma usata in alcune ricette di cucina e nell’industria alimentare come colorante naturale. Pensa che, per un chilo di zafferano, occorrono oltre 150 000 fiori e ben 500 ore di lavoro! Per questo motivo lo zafferano è un prodotto molto costoso. Fin dal XIII secolo la sua vendita rappresentò, nella provincia dell’Aquila, un’importante risorsa per l’economia, basata allora solo sulla pastorizia e sulla produzione della lana.
Campo fiorito di zafferano.
Fiore di zafferano.
Il fiore dello zafferano dai filamenti rosso scarlatto con la punta a “trombetta”.
Stimmi estratti dai fiori dello zafferano.

Lo zafferano nel tempo

Lo zafferano è conosciuto da millenni. Nelle loro opere ne parlavano il poeta greco Omero e il latino Virgilio, lo scienziato latino Plinio e lo scrittore Ovidio, nato a Sulmona. Sembra che i cuscini degli antichi Romani venissero riempiti di zafferano per conciliare il sonno. In Asia i sacerdoti lo usavano per profumare i templi prima delle cerimonie religiose. A Navelli la pianta dello zafferano fu portata da un monaco chiamato Santucci, al suo ritorno dalla Spagna intorno al 1230. Da allora iniziò la produzione che permise il commercio con le grandi città di Milano e Venezia e con le più floride città estere fra cui Francoforte, Marsiglia e Vienna. La coltivazione di questa pianta avviene anche in Asia Minore, in Persia, in Grecia, in Spagna. Anche in Sardegna si coltiva il Crocus Sativus, ma le piantagioni più importanti sono quelle di Navelli. Dal 1989 allo zafferano di L’Aquila, prodotto nella Piana di Navelli, è stato conferito il “primato del Mondo”.

Due passi a Navelli

È un centro in provincia de L’Aquila, sorto in una zona di insediamenti antichi e ora scarsamente abitato. Per molti anni è stato un luogo di sosta lungo il tratturo L’Aquila-Foggia. Era chiamato “tratturo magno” (cioè grande): infatti partiva dal capoluogo, ai piedi di Santa Maria di Collemaggio, e finiva a Foggia, dopo 245 chilometri. In prossimità di Navelli, dalla strada statale, si possono ammirare le due chiese campestri di Santa Maria dei Centorelli (comune di Caporciano) e di Santa Maria delle Grazie (Civitaretenga): i pastori che passavano di lì con le greggi durante la transumanza si fermavano a pregare e a riposare.
Le case arroccate di Navelli.
Raccolta dello zafferano.
Tipico piatto in cui viene utilizzata la polvere del fiore: il risotto alla milanese.
Polvere del fiore.