Nella valle del Tirso

Una piccola sorgente sull’Altopiano di Bitti, nei pressi di Buddusò, segna l’inizio del Tirso, il fiume più lungo della Sardegna che, in diagonale, scorre fino al Golfo di Oristano, dove regala le sue acque al mare. Fin dall’antichità il fiume fu un’importante via di scambio culturale e commerciale fra la costa e l’entroterra. Se vuoi risalire il suo corso, alla scoperta di una parte di Sardegna poco conosciuta, parti da Oristano e imbocca la statale 388 verso il Lago Omodeo. Per molti chilometri attraverserai campi coltivati, interrotti qua e là da casali e fattorie; poi vedrai il corso del fiume farsi tortuoso. Il paesaggio è quello tipico dell’entroterra pastorale, con muretti di pietra a secco e rari alberi da sughero.
A Fordongianus (l’antica Forum Traiani, in epoca romana la più importante città dell’interno della Sardegna), una strada secondaria verso Tadasuni si allontana dal Tirso. Lo raggiunge poi più a monte, all’altezza della spettacolare diga di Santa Chiara, in una stretta valle rocciosa.

Il Tirso è un fiume generoso che ha sempre dato acqua abbondante alla sua terra, ma le sue piene improvvise erano rovinose. Lo sbarramento del suo corso fu praticato nel 1922, con la costruzione della diga (alta 70 m e lunga 260 m), che dà origine a un vasto bacino artificiale, il Lago Omodeo, circondato da colline punteggiate da piccoli paesi. L’opera, voluta dall’ingegnere Angelo Omodeo, regolò la portata d’acqua del Tirso, garantendo una riserva d’acqua per l’irrigazione e la produzione di energia elettrica.
In seguito alla creazione del Lago Omodeo, un’intera foresta fu sommersa. Oggi è possibile vederla nei mesi di settembre e ottobre, quando il lago è quasi asciutto, specialmente se la stagione estiva è stata molto secca. L’acqua ha modellato i tronchi, in strane e curiose forme, creando una “foresta fantasma”.

Foresta fantasma del del Lago Omodeo.
Fordongianus.