Piacenza: le balene… dell’Appennino

Alcuni milioni di anni fa, nel periodo della storia della Terra chiamato Pliocene, al posto della Pianura Padana, tra Alpi e Appennini, si estendeva il mare, regno di balene, balenottere e delfini, che vi trovavano ideali condizioni di vita. Successivamente, all’inizio del periodo chiamato Pleistocene, terribili terremoti fecero innalzare il fondo marino provocando il ritiro del mare: molti cetacei rimasero intrappolati nel fango dei fondali e si trasformarono lentamente in fossili. Dai calanchi della Val d’Arda, oggi protetti dalla Riserva Naturale Geologica del Piacenziano, ne sono venuti alla luce moltissimi, tra cui il fossile di una balenottera scoperto nel 1934.
Questo e altri importanti reperti sono conservati nel Museo Geologico di Castell’Arquato, da dove ha inizio questo itinerario. Dopo una visita al borgo, un vero gioiello medievale per la sua imponente Rocca, il Palazzo Pretorio e la Collegiata di Santa Maria, si risale la valle del fiume Arda in direzione Sud-Ovest fino a Lugagnano Val d’Arda, un pittoresco paese inserito in un panorama di calanchi, noti come “argille” di Lugagnano. Un’escursione ai Calanchi del Rio Stramonte, del Rio Carbonaro o del Monte Giogo ti porterà a scoprire queste tipiche argille grigio-azzurre, dalle caratteristiche uniche. Percorrendo la valle in direzione Sud-Est, dopo una quindicina di chilometri, si giunge a Velleia, dove avrai modo di visitare una delle più importanti aree archeologiche dell’Emilia-Romagna, risalente all’epoca romana.
Le antiche case perfettamente conservate di Castell’Arquato, del colore della terra, sono adagiate su un pendio che nelle giornate limpide le rende visibili da molto lontano.
Il territorio della Riserva Naturale Geologica del Piacenziano.
Le rovine romane di Velleia, scoperte nel 1747 e ancora oggi studiate dagli archeologi, comprendono le terme, il foro (in cui si svolgeva la vita pubblica), la basilica (in cui si amministrava la giustizia) e le abitazioni.