Popoli e tradizioni

Calabria e Basilicata hanno offerto rifugio nei secoli a diverse popolazioni in fuga dalla loro terra. Speciali accordi con i proprietari calabri resero possibile la convivenza. Insediate in valli isolate e a volte in lotta con gli abitanti del luogo, esse hanno conservato lingua e tradizioni della loro terra di origine. A Sud, tra le valli impervie dell’Aspromonte, risalendo le fiumare Melito e Amendolea incontrerai un mondo che pare essersi fermato nel tempo: i paesi abitati dalla comunità grecanica, che parla una lingua di derivazione greca, legata alla tradizione agricolo-pastorale. Questa comunità si va sempre più riducendo di numero e molti dei paesi danneggiati dalle frane sono stati abbandonati, ma i pochi rimasti, tra cui Condofuri, Amendolea, Roghudi, Bova, sono riusciti a mantenere vive le feste e i costumi tradizionali.
Più numerosa è la comunità albanese che vive nella Sila e nel Pollino. Nei loro paesi si ripetono ogni anno le feste che rievocano episodi della storia albanese e potrai ammirare i meravigliosi costumi che le donne indossano ancora nelle occasioni di festa. Lungo la costa del Mar Tirreno, a Guardia Piemontese, è invece presente una piccolissima comunità di discendenti dei Valdesi, cristiani che si staccarono dalla Chiesa per fondarne una nuova e per questo furono perseguitati. La comunità valdese presente in Calabria fuggì dalle valli piemontesi verso il XIII secolo. Ha gelosamente conservato i riti religiosi, i costumi tradizionali e la lingua, il “patois” (leggi “patuà”), simile a quello parlato nelle valli alpine.
Roghudi è uno dei paesi della comunità grecanica.
Ragazze che indossano ricchi costumi albanesi.
Nel paese di Guardia Piemontese si parla ancora il “patois”.