Tharros, città “morta”

L’itinerario che ti proponiamo parte da Oristano attraverso la provinciale 1; all’incrocio con la provinciale 3, si svolta a destra verso Cabras. Da Cabras, costeggiando lagune e stagni, attraverso le provinciali 4 e 6, raggiungi San Giovanni di Sinis, un caratteristico villaggio di pescatori, nella penisola del Sinis, una striscia di terra che si protende nel mare.
Sull’estrema punta, a Capo San Marco, c’è l’area archeologica di Tharros, abbandonata oltre novecento anni fa. La struttura e l’aspetto della città rimandano al periodo tardo-romano, fra i secoli III e IV d.C. Della precedente epoca, in cui fu città fenicia e punica, rimane poco, mentre si conservano edifici dell’epoca romana imperiale come i templi, le terme, l’arena, le abitazioni, il grande serbatoio al termine dell’acquedotto (il castellum aquae) che alimentava una fontana pubblica.
Nell’area archeologica non mancano testimonianze del periodo nuragico: sul colle più settentrionale di Tharros, a ridosso delle mura difensive, sorgono i resti del tophet (area sacra all’aperto) e quelli di Su Murru Mannu (il grande muro), un nuraghe con il suo villaggio, risalente al periodo tra il XV e il XIII secolo a.C.
Le suggestive dune di sabbia di Tharros.
I resti di Tharros, la città morta, avvolti nel silenzio e in parte nascosti, “raccontano” la storia dell’antica città.
I resti di Tharros, la città morta, avvolti nel silenzio e in parte nascosti, “raccontano” la storia dell’antica città.